SPAL. RICCARDO CERVELLATI: “CI ASPETTANO ANNI DIFFICILI, SERVIRÀ UNA VISIONE DIVERSA E FUTURIBILE”
Riccardo Cervellati è senza dubbio una delle bandiere della Spal, nato a Ferrara nel 1962, dopo le prime esperienze nella squadra della Parrocchia di San Benedetto, all’età di 14 anni viene chiamato alla Spal, squadra nella quale è cresciuto sportivamente, fino ad arrivare a vestire la maglia di portiere titolare della prima squadra.
Abbiamo chiesto il suo punto di vista, oltre che di ex Biancazzurro, anche di professionista del settore, (è procuratore sportivo) con alcune domande su quale potrà essere il futuro della Spal.
Era prevedibile il collassamento della Spal?
È stato un fulmine a ciel sereno, nonostante la problematica dell’anno precedente che aveva portato la penalizzazione di 3 punti, sul piano economico sembrava che le cose fossero abbastanza a posto.
La salvezza aveva poi riportato un certo entusiasmo in tutto l’ambiente e sembrava che la situazione fosse positiva, la Spal poteva ripartire dalla serie C, i problemi sembravano superati e si poteva lavorare per costruire qualcosa di migliore.
Poi nel giro di pochi giorni è successo il patatrac, che nessuno, all’interno o all’esterno del club secondo me si aspettava, creando questa situazione che ha spiazzato e deluso veramente tutti.
La situazione attuale vede la Spal costretta a ripartire dall’Eccellenza con davanti un percorso tutt’altro che facile per cercare di ritornare nel calcio professionistico.
Si e l’Eccellenza è un campionato dilettantistico vero, una categoria che non ha mai fatto parte della storia della Spal e che né la città né la tifoseria spallina hanno mai visto, quindi purtroppo, ci troviamo in una realtà che Ferrara non merita.
In più il futuro ci riserverà le solite difficoltà, perché se anche il prestigio del nome Spal, sovrasta tutti gli altri, succederà che alla fine tutti affronteranno la Spal col massimo dell’impegno e quella contro i Biancazzurri, sarà per ogni avversaria la partita dell’anno. Quindi sarà molto difficile riuscire a vincere anche in questo campionato.
Ci sono in questo momento diverse opzioni sul futuro della Spal; da una parte la vecchia proprietà, che pur detenendo il marchio, non sembra in grado di dare continuità all’attività sportiva, dall’altra la nascita di una “nuova Spal” affidata all’amministrazione comunale, con ben 4 cordate pretendenti alla rinascita della società Biancazzurra. Due di queste cordate sono ferraresi, una arriverebbe da Milano ed una addirittura dall’estero. Quale sarebbe la soluzione migliore, ripartire dal territorio?
In questo momento si sa poco di queste cordate, sia della consistenza economica che della programmazione, quindi è difficile dare un giudizio su cose che non si conoscono a sufficienza; al momento si sono fatte molte ipotesi, ma in realtà al di fuori delle chiacchiere non sappiamo assolutamente nulla della programmazione di queste cordate.
Io penso che oggi aldilà del territorio bisogna vedere cosa c’è sotto, perché oggi fare calcio è molto complicato, le politiche sportive ed imprenditoriali nel calcio non sono più le stesse di 10 anni fa, è cambiato tutto, avere soldi da investire non è sufficiente a consentire di arrivare nel giro di poco tempo a categorie superiori, oggi serve una prospettiva completamente diversa, di organizzazione sportiva, manageriale e di marketing.
Mancando queste risorse, anche se c’è un finanziatore concreto, non si va da nessuna parte e nel giro di qualche anno si ritorna in difficoltà. Se il progetto, si basa invece su una visione più futuribile ricca di nuove idee, allora investire nel calcio diventa sostenibile.
Se si dovessero fermare le attività sportive della società di Tacopina, c’è qualcuno, secondo te, che avendo già operato in quell’ambiente potrebbe risultare utile alla costruzione della “nuova Spal”?
Il primo pensiero, va naturalmente ai lavoratori e ai dipendenti che possono avere perso il lavoro, sono persone che conoscono la materia e quindi, possono essere utili soprattutto in questo momento che si riparte da zero. Per quanto riguarda gli staff tecnici, forse bisognerebbe prendere la parte ferrarese, perché se lo meritano ed anche per non disperdere ciò che si è fatto in questi anni nel settore giovanile.
Il Comune in questo momento si sta prendendo cura dello stadio Paolo Mazza e del Centro G.B. Fabbri, per mantenerli pienamente efficienti: a tuo parere, sarà possibile, nonostante i costi altissimi di gestione della struttura, vedere la Spal tornare al Paolo Mazza già dal prossimo campionato, pur se giocherà in Eccellenza?
Penso che l’amministrazione comunale darà un aiuto in questo senso, penso anche che sarebbe riduttivo utilizzare una struttura di questo livello una volta ogni due settimane per il campionato di Eccellenza; per adeguarsi ai tempi attuali, bisognerà pensare ad uno stadio più fruibile anche per manifestazioni diverse, altrimenti il rischio è che diventi una cattedrale nel deserto, bella ma assolutamente inutile.
Si ripartirà quindi dall’Eccellenza, nei prossimi giorni scopriremo con quale proprietà e staff tecnico, secondo te quanto tempo potrà essere necessario per rivedere la Spal tra i professionisti?
Non si può dire quanto tempo servirà, perché comunque è sempre complicato risalire, inoltre va tenuto assolutamente in conto l’equilibrio finanziario, perché se si riuscisse anche a ritornare tra i professionisti, senza buone basi economiche, si corre il rischio dopo qualche anno di ritrovarsi nella situazione odierna.
La Lucchese ad esempio in vent’anni è fallita 5 volte, quindi o hai alle spalle un grande imprenditore come a Vicenza che ha continuato a mettere capitali nella società, oppure sei obbligato ad essere condizionato dalla capacità di spesa.
Basta guardare a squadre come la Ternana, il Perugia e la Triestina che hanno sede in città paragonabili a Ferrara e con una grande tradizione calcistica, ma che stanno subendo delle crisi pesantissime.
Per questo mi sento di dire che le aspettative sulla “Nuova Spal”, dovranno essere diverse rispetto a quanto vorrebbero i tifosi, cioè tornare in fretta ai campionati professionistici, purtroppo oggi non è così facile come lo può essere stato in passato, perché la componente economica è importante come mai prima d’ora.
Quanto può avere contribuito alla crisi delle categorie minori come la Serie C, tutta questa spettacolarizzazione del calcio, che oramai viene proposto in continuazione a livelli sempre più alti come ad esempio il Mondiale dei Club?
Certo le televisioni hanno cambiato molto ed ora siamo arrivati all’esagerazione completa, questo campionato del mondo per club, non piace neanche agli addetti ai lavori e quando l’offerta diventa eccessiva, poi la gente non si appassiona.
Aldilà di questo però penso che la gente ami andare allo stadio a tifare la propria squadra, lo ha dimostrato da sempre Ferrara, ma anche in altre piazze la gente preferisce andare allo stadio, anche se la partita è visibile in TV.
In conclusione, cosa auspichi per il futuro della Spal?
Che si cambi marcia, ora che veramente abbiamo toccato il fondo, auspico che si possa ripartire velocemente, con un calcio diverso e un’impostazione diversa, verso un futuro migliore.
Chiaramente alla mia età non ho più l’entusiasmo giovanile e pensare a dove vedrò la Spal nei prossimi anni, mi cascano le braccia, però questa è la realtà e mi auguro che si possa ritrovare velocemente quell’entusiasmo che abbiamo visto qualche anno fa a Ferrara, che ha portato un grande giovamento a tutta la città.